U/
Cf Onnipresenza.
Ufficio di divino (Lat. « dovere », « servizio »).
È la Liturgia delle Ore, o preghiere ufficiali (specialmente i Salmi), usata da presbiteri, religiosi e altri (SC 83‑101). In questa pratica cristiana, derivata dall'usanza ebraica di pregare in certe ore fisse del giorno o della notte, la Chiesa loda Dio e intercede per la salvezza del mondo. L'Ufficio divino era chiamato « opus Dei » (Lat. « lavoro di Dio ») da san Benedetto di Norcia (circa 480 ‑ circa 550). Cf Acemeti; Breviario; Liturgia delle Ore.
Ufficio pastorale.
Il ministero del clero, come pastori a servizio del Popolo di Dio. Il termine può essere applicato a coloro ai quali il vescovo ha affidato un ministero particolare, come l'istruzione religiosa, la pastorale familiare, ecc. Cf Clero; Giurisdizione; Laico; Ministero.
Ultramontanismo (Lat. « oltre le montagne »).
Nome dispregiativo usato dai Gallicani per indicare coloro che accentuavano l'autorità del papa e cercavano tutte le soluzioni « al di là delle Alpi », cioè, a Roma. Gli Ultramontani reagivano contro movimenti come il Febronianesimo, il Gallicanesimo e il Giansenismo i quali, sia pure in modi differenti, sostenevano la giurisdizione delle Chiese locali contro l'autorità centrale di Roma. Esponenti ultramontanisti furono: Joseph de Maistre (1753‑1821), Félicité Robert de Lamennais (1782‑1854) per una parte della sua vita, Louis Veuillot (1813‑1883), il cardinale Nicola Wiseman (1802‑1865), arcivescovo di Westminster, il suo successore il cardinale Enrico Edoardo Manning (1802‑1892) e William George Ward (1812‑1882). La restaurazione dei Gesuiti nel 1814, le rivoluzioni sconvolgenti del 1830 e del 1848, il lungo pontificato di Pio IX (1846‑1878) ed altri fattori portavano molti a cercare l'autorità come risposta a quasi tutti i problemi. Il movimento ultramontanista culminò con la definizione dell'infallibilità pontificia proclamata dal Concilio Vaticano I; nel 1870 (cf DS 3065‑3075; FCC 7.190‑7.199). Tuttavia i termini precisi della definizione criticavano implicitamente le esagerazioni del movimento. Con il suo insegnamento sulla collegialità di tutti i vescovi con e sotto il papa, il Concilio Vaticano II (1962‑1965) diede una visuale più equilibrata dell'autorità papale (LG 22‑25). Cf Chiesa; Concilio Vaticano I, Concilio Vaticano II; Febronianesimo; Gallicanesimo; Giansenismo; Tradizionalismo.
Qualsiasi movimento che valorizzi l'intelletto, la libertà e la dignità degli esseri umani nonché la loro capacità di imparare e di migliorare l'intera loro situazione culturale. La riscoperta della cultura classica ispirò l'umanesimo del Rinascimento. I suoi « leaders » tipici, mentre erano spesso critici riguardo alla Chiesa e alla società, potevano essere devoti e religiosi: Lorenzo Valla (circa 1406‑1457), Pico della Mirandola (1463‑1494), Erasmo di Rotterdam (1469‑1536) e san Tommaso Moro (1478‑1535). Gli umanisti recenti sono stati spesso non credenti (GS 7, 56), ritenendo gli uomini assolutamente autonomi e « misura di tutte le cose ». Tuttavia, un nuovo umanesimo che cerchi responsabilmente di costruire un mondo migliore basato sulla verità e sulla giustizia (GS 55) è pienamente conciliabile con la fede cristiana. Cf Antropologia; Ateismo; Autonomia; Riforma (La).
Si dà questo nome ai Ruteni che, nel Sinodo di Brest‑Litovsk nel 1596, accettarono la piena comunione con Roma. Il termine, usato spesso in senso dispregiativo, fu poi esteso agli altri cristiani orientali uniti a Roma. Gli Ortodossi considerano spesso i Cattolici di rito orientale come un ostacolo infido sulla via verso l'unica Chiesa voluta da Cristo e denunciano casi che secondo loro sono falso proselitismo anziché reale ecumenismo. Comunque, nel dialogo teologico ufficiale con gli Ortodossi Orientali, esiste una sottocommissione riguardante i cattolici orientali di rito bizantino il cui scopo è quello di studiare questo problema del proselitismo e dell'uniatismo. I Cattolici Orientali partecipano a questo dialogo a parte piena. Cf Chiese Orientali; Cristianità armena; Maroniti; Melkiti; Proselitismo; Ruteno.
Unione ipostatica.
L'unione tra la piena divinità e umanità in una persona (divina) di Gesù Cristo. Ciò avvenne quando « il Verbo si fece carne » (Gv 1,14; cf DS 252‑263; 301‑302; FCC 4.012). Cf Apollinarismo; Arianesimo; Monofisismo; Nestorianesimo.
Si chiama così quella teoria che nega la divinità del Figlio e dello Spirito Santo e che confessa un rigido monoteismo ammettendo una sola persona divina. Sebbene vari dubbi siano sorti ripetutamente nella storia primitiva del cristianesimo circa la divinità del Figlio e dello Spirito Santo, tuttavia l'unitarianismo è in realtà un'eresia moderna, sviluppata da Martino Cellario (1499‑1564), Michele Serveto (1511‑1553) e Fausto Socini (1539‑1604). Negli Stati Uniti, il prestigio intellettuale dell'unitarianismo provenne da personaggi come William Ellery Channing (1780‑1842), Ralph Waldo Emerson (1803‑1882) e dal riformatore della scuola di teologia di Harvard, Charles W. Eliot (1869‑1909). Gli Unitariani non hanno un credo formale. Sono calati di numero, in quanto molti sono divenuti agnostici o sono tornati alle forme principali del cristianesimo. Cf Adozionismo; Arianesimo; Monarchianismo; Monoteismo; Pneumatomachi; Socinianesimo; Subordinazionismo; Teologia trinitaria.
Concetti generali come rosa, casa, giustizia, creatura. Con una forma di realismo esagerato, Platone (427‑347 a.C.) affermò che le forme o idee eterne e sussistenti in un mondo più alto servono da modelli per i termini universali che noi applichiamo alle cose individuali nel nostro mondo mutevole e visibile. La visuale opposta è quella di Guglielmo di Occam (circa 1285‑1347) e di Gabriele Biel (circa 1420‑1495), secondo cui solo gli esseri singoli sono reali; i termini universali sono invece convenienze più o meno arbitrarie. Il realismo moderato di san Tommaso d'Aquino (circa 1225‑1274) sostiene che i concetti generali esistono nella nostra mente, ma sono fondati sulla natura reale delle cose. Cf Filosofia; Nominalismo; Platonismo; Tomismo.
Convinzione sorta dopo l'esilio di Babilonia secondo cui attraverso Israele la salvezza di Dio era offerta a tutte le nazioni (Is 42,6; 49,6; 52,10; cf Giona; Lc 2,30‑32; Gv 8,12). « Universalismo » si riferisce anche a quella ipotesi secondo cui alla fine tutti gli esseri umani saranno salvati. Cf Apocatàstasi; Inferno; Israele; Salvezza.
Univocità (Lat. « una sola voce »).
L'essere predicato di soggetti differenti, compreso Dio, esattamente allo stesso modo. Siccome questo procedimento può comportare che non ci sia nessuna differenza essenziale tra Dio e le creature, la conseguenza verrebbe ad essere il monismo in filosofia e il panteismo in teologia. Cf Analogia; Equivocità; Monismo; Panteismo.
Azione di ungere o versare olio su persone (o alle volte anche su cose) per cambiarle e stabilirle in un nuovo rapporto con Dio e con la comunità. L'AT parla di re, sacerdoti e profeti unti e perciò investiti dello Spirito di Dio (cf Es 29,22‑30; 30,25; 1 Sam 10,1; Sal 2,2; 20,7; Is 45,1). I cristiani ungono con olio gli infermi, coloro che vengono battezzati, cresimati, ordinati sacerdoti (in Occidente) o intronizzati re. Cf Confermazione; Crisma; Messia.
È il nome nuovo che ha sostituito quello di « Estrema Unzione » dopo la riforma liturgica del Concilio Vaticano II. Come sacramento, richiama il servizio agli infermi del NT (cf Mc 6,13; Gc 5,14‑15) ed esprime l'intera solidarietà della Chiesa verso i malati, gli anziani e i moribondi, mettendoli in grado di attingere la guarigione spirituale e fisica dalla vittoria di Cristo sulla malattia e sulla morte (DS 1694‑1700; FCC 9.274‑9.280). In Occidente, questo sacramento è amministrato da un solo sacerdote, mentre in Oriente, da parecchi. Cf Sacramento.