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Termine del Diritto Canonico per designare un matrimonio che è stato contratto validamente e consumato sessualmente in un modo conveniente alla dignità umana e aperto alla procreazione dei figli (cf CIC 1061). Un matrimonio rato e consumato è indissolubile; se è soltanto rato, può essere sciolto per ragioni serie. Cf Matrimonio; Validità.
Qualsiasi sistema che privilegi la ragione nella ricerca della verità, compresa la verità religiosa. Una tendenza fortemente razionalista caratterizza l'Illuminismo. Alcuni suoi esponenti si sono serviti della ragione per respingere la rivelazione; altri sono giunti a rifiutare qualsiasi credenza religiosa. Mentre riconosce (contro i fideisti) la capacità della ragione umana per conoscere Dio partendo dal mondo creato, il Concilio Vaticano I (1869‑1870) ha affermato, contro i razionalisti, la rivelazione divina « soprannaturale » con cui diamo l'assenso di fede (DS 3004‑3005, 3008; FCC 1.061‑1063, 1.067). Oggi, il razionalismo non è più usato molto come sinonimo di ateismo o di agnosticismo. Cf Concilio Vaticano I; Fideismo; Illuminismo; Liberalismo; Rivelazione.
Il modo con cui gli insegnamenti e decisioni sono accettati, assimilati e interpretati dall'intera Chiesa. Ci vuole spesso del tempo perché i pronunciamenti di un concilio ecumenico siano conosciuti, compresi e ricevuti dalle Chiese particolari e dai loro pastori. In un senso più largo, il termine « recezione » si riferisce all'intero procedimento con cui ogni generazione accetta la rivelazione trasmessa attraverso la Scrittura e la Tradizione (DV 8‑9). Cf Concilio Ecumenico; Deposito della fede; Magistero; Sensus fidelium; Sobornost.
Redaktionsgeschichte (Tedesco « storia della redazione »).
È il nome dato da Willi Marxsen (nato nel 1919) all'opera dei redattori o scrittori definitivi dei nostri testi biblici, soprattutto a quella degli autori dei Vangeli sinottici. La critica della redazione, come la si chiama spesso, studia i motivi che hanno portato questi autori a pubblicare il loro primo materiale, i cambiamenti che vi hanno introdotto e il messaggio che hanno inteso comunicare ai loro uditori particolari (Cf DV 19). Cf Critica biblica; Esegesi; Vangeli sinottici.
Redentore (Lat. « colui che paga per liberare qualcuno »).
È il titolo dato a Gesù per averci liberati dal peccato e dal male mediante la sua incarnazione, vita, morte, risurrezione e con l'invio dello Spirito Santo. Pur avendo un'origine differente, questo titolo, nel suo
Redenzione (Lat. « ricomprare »).
Si chiama così l'azione di Dio che ci libera dalla schiavitù del peccato e del male. La liberazione dall'oppressione d'Egitto era il caso paradigmatico nell'AT che indicava l'azione divina redentrice (Es 15,1‑21; Dt 7,8; 13,5; 24,18). La liberazione dall'esilio babilonese rivelò anch'essa la fedeltà amorosa di Dio come redentore (Is 41,14; 43,14; 44,24; 54,8). Mediante la sua morte e risurrezione (Mc 10,45; Rm 4,25; Ef 1,7; 1 Pt 1,18‑21), Cristo ci ha liberati dal potere del peccato e del male (Col 1,13‑14) con una redenzione che ci viene applicata mediante la fede (Rm 3,24‑30) e che avrà la sua pienezza nella risurrezione futura (Rm 8,23; Ef 4,30). A partire dal NT, la redenzione è stata intesa non solo come una liberazione dall'oppressione (1 Cor 15,20‑28.54.56‑57), ma anche come una purificazione dalla colpa (1 Cor 6,11; Ef 5,25‑26; Eb 2,17‑18) e come un amore che trasforma uso effettivo, è sinonimo di « Salvatore ». Cf Salvezza.
il cuore umano (Mc 7,21‑23; Rm 5,5; 1 Gv 4,9‑10) e che porta una nuova alleanza di amicizia con Dio (Mc 14,24; 1 Cor 11,25). Cf Alleanza; Croce; Espiazione; Giustificazione; Riconciliazione; Riscatto; Salvezza; Soddisfazione.
Il messaggio centrale di Gesù sul Regno di Dio ormai vicino (Mc 1,15), secondo cui l'atto di salvezza che sta venendo non è frutto di meriti umani, ma è puro dono della bontà di Dio. Gesù ha invitato i suoi uditori a « entrare » in questo Regno e a riceverlo come un bambino riceve un regalo. Gesù si è donato totalmente al servizio del comando divino presente (Mt 12,28; Lc 11,20; 17,21) e futuro (Mt 8,11). Questo decisivo intervento salvifico di Dio era già all'opera mediante la predicazione di Gesù, il suo insegnamento e i suoi miracoli (Mt 4,23; 9,35). Le sue parabole, in particolare, indicavano come il Regno di Dio è una realtà escatologica che comincia a prendere forma nel presente. Per Gesù, proclamare: « Il Regno di Dio è vicino » equivaleva a dire: « Dio e la salvezza divina sono alle porte ». Mentre il NT non identificava il Regno di Dio con la Chiesa, dai tempi di sant'Agostino di Ippona (354‑430) è stata fatta spesso questa identificazione. Cf Chiesa; Cielo; Escatologia; Parusia; Salvezza.
Norma di vita scritta e approvata per uomini o donne consacrati con voti e che appartengono ad un determinato istituto religioso. Il Concilio Vaticano II ha esortato gli Istituti religiosi ad aggiornare le loro regole (PC 3‑4; cf CIC 578, 587). I laici aggregati ad un ordine religioso seguono alle volte una forma semplificata della regola di quell'ordine. Cf Vita religiosa.
Norma di fede come criterio pubblico e ecclesiale per discernere la vera rivelazione comunicata da Cristo alla Chiesa. Sant'Ireneo di Lione (circa 130 ‑ circa 200) sviluppò questo concetto contro gli Gnostici che pretendevano rivelazioni speciali accessibili solo ad una « élite ». Cf Gnosticismo; Professione di fede; Rivelazione.
Questa teoria è chiamata anche metempsicosi (Gr. « trasmigrazione delle anime »). Consiste nel ritenere che le anime abitano una serie di corpi e possono vivere più volte su questa terra prima di essere completamente purificate e perciò libere di trasmigrare in altri corpi. Secondo questa credenza, l'anima preesiste alla sua incarnazione e dopo la morte esiste in uno stato disincarnato prima di animare di nuovo un corpo della stessa specie o di un'altra. In varie forme, la reincarnazione è ammessa dai Buddisti, Induisti, neoplatonici e altri. La fede nella risurrezione e il rifiuto ufficiale della preesistenza delle anime (cf DS 403, 854, 1440; FCC 3.027, 3.031) sono inconciliabili con la reincarnazione. Col sostenere una serie indefinita di nuove possibilità, la teoria della reincarnazione riduce la serietà della grazia di Dio e della libertà umana esercitata in una sola vita che termina per tutti e una volta per sempre con la morte (1 Cor 15,20‑28; 2 Cor 5,10; Eb 9,27). Cf Anima; Morte; Risurrezione.
La teoria secondo cui non ci sono verità o valori assoluti, ma sono tutti determinati da periodi, società e persone particolari. Il relativismo puro. (« Tutte le asserzioni e tutte le verità sono relative ») contraddice se stesso. Forme più miti di relativismo sottolineano il fatto che i presupposti storici, culturali e religiosi condizionano il significato e la verità che uno può cogliere. L'approccio relativistico di Ernst Troeltsch (1865‑1923) portò la teologia contemporanea al grosso problema di illustrare l'assolutezza di Cristo in modo da mostrare come egli, in modo definitivo e insuperabile, sia la pienezza della rivelazione per tutti gli uomini di tutti i tempi. Nell'area delle definizioni dogmatiche, le formulazioni condizionate storicamente vanno distinte dalle verità perenni che sono insegnate. Cf Coscienza classica; Critica biblica; Cristologia; Dogma; Idealismo; Modernismo; Pluralismo.
Il rapporto delle Persone divine tra di loro in un modo che le costituisce tre Persone in un solo Dio. Ci sono quattro relazioni: paternità, filiazione, spirazione attiva e spirazione passiva. La paternità costituisce il Padre; la filiazione, il Figlio e la spirazione passiva lo Spirito Santo. La spirazione attiva è comune al Padre e al Figlio e non costituisce un'altra persona. Cf Filioque; Teologia trinitaria; Trinità Immanente.
Religione (Lat. « essere legato »).
L'atteggiamento fondamentale che gli esseri umani devono assumere verso Dio, loro Creatore e Redentore. La virtù morale della religione si esprime nell'adorare, servire e amare Dio con tutto il cuore. Karl Barth (1886‑1968) oppose la fede (fondata sulla Parola di Dio e sommamente dipendente dalla grazia divina) alla « religione » da lui respinta come prodotto senza valore di aspirazioni puramente umane. Cf Adorazione; Amore; Creazione; Culto; Redenzione.
L'uso di tradizioni religiose per favorire attività pubbliche in un paese dove non vi è una religione ufficiale. Negli Stati Uniti d'America, una religione civile proveniente dall'eredità ebraico‑cristiana si esprime in vari modi: quando, per esempio, i « leaders » politici si appellano al « destino manifesto » della nazione; quando giurano sulla Bibbia nell'inaugurazione del loro mandato; nell'espressione che echeggia una credenza fondamentale: « Confidiamo in Dio ». Cf Chiesa e Stato; Religione.
Sono sistemi di credenze nel divino e di risposte ad esso. Comprendono libri sacri, riti cultici e pratiche etiche dei loro aderenti. I cristiani in genere e i cattolici in particolare sono chiamati a vivere la tensione tra l'evangelizzazione e il dialogo come sono espressi, rispettivamente, nel Decreto sull'attività missionaria (Ad gentes) e nella Dichiarazione sul rapporto della Chiesa con le religioni non cristiani (Nostra aetate) del Concilio Vaticano II. Cf Animismo; Buddismo; Cristianesimo; Cristiani anonimi; Dialogo; Evangelizzazione; Giudaismo; Induismo; Islamismo; Teologia della missione.
Quella scienza sviluppatasi alla fine del XIX secolo che studia i punti convergenti e divergenti tra le credenze e pratiche delle varie religioni. Lo studio delle religioni comparate in quanto tale non si pronuncia sui rispettivi meriti e sulla verità definitiva delle religioni. Cf Religione; Religioni del mondo.
Quelle religioni che si impongono all'attenzione mondiale per la loro antichità, i loro molti aderenti e il loro insegnamento elaborato. Si può discutere su qualsiasi elenco completo, ma almeno il cristianesimo, l'ebraismo, l'islamismo, il buddismo, l'induismo e il taoismo appartengono a simili religioni. Cf Buddismo; Cristianesimo; Cristiani anonimi; Dialogo; Giudaismo; Induismo; Islamismo; Taoismo.
Religioni di origine greca (come l'Orfismo) o orientale (come la religione di Mitra), in cui i riti erano spesso segreti e riservati agli iniziati. Diversamente dall'ebraismo e dal cristianesimo che sono basati sull'intervento di Dio nella storia, queste religioni si basavano su un'interpretazione mitica dei fenomeni naturali, come le stagioni, la vegetazione e specialmente la fertilità. Ruoli chiave erano assegnati a divinità femminili e maschili le cui gesta eroiche erano celebrate in atti di culto, come bagni di purificazione o pasti sacrificali, atti che solo superficialmente assomigliano ai sacramenti cristiani. Le religioni misteriche furono molto in voga dal I secolo avanti Cristo al IV secolo dopo Cristo. Cf Mistero; Mito; Religione; Scuola della storia delle religioni.
Cf Vita religiosa.
Reliquie (Lat. « resti »).
I resti dei corpi dei santi o di altri oggetti strettamente collegati con loro (come vestiti e lettere). Fin dai primi secoli, furono venerate le tombe e le reliquie dei martiri e di altri santi. Le Crociate incrementarono il trasporto di reliquie in Europa, di cui parecchie spurie. Col Concilio di Trento (DS 1821‑1823; FCC 7.343‑7.345), il Magistero ufficiale della Chiesa ha cercato di correggere gli abusi connessi con le reliquie (cf CIC 1190) e, in genere, di riferire la venerazione dei santi, delle loro immagini e reliquie al culto fondamentale di Dio (SC 111, LG 51). In Occidente, le reliquie di martiri e di altri santi sono fissate di solito sotto altari immobili (CIC 1237; cf Ap 6,9). Cf Concilio di Nicea II; Concilio di Trento; Crociate; Icona; Iconoclasmo; Santo; Venerazione dei santi.
Verità fondamentale per gli Ebrei e i cristiani riguardante il comportamento misericordioso di Dio verso di noi (Ez 18,21‑28; Mc 1,4; Lc 15). Gesù ha rimesso i peccati (Mc 2,1‑12; Lc 7,36‑50) e ha dato alla sua Chiesa lo stesso potere (Lc 24,47; Gv 20,22‑23). La remissione dei peccati mediante il battesimo (At 2,38) e in altri modi richiede il pentimento da parte nostra e la volontà di perdonare a nostra volta a coloro che ci hanno offeso (Mt 5,23‑24; 6,12. 14‑15; 18,21‑35). Cf Battesimo; Sacramento della penitenza.
Res et sacramentum (Lat. « la cosa significata e il suo segno »).
Si distingue:
a) da sacramentum tantum (Lat. « solo un segno »), come il pane e il vino destinati per l'Eucaristia, e
b) da res sacramenti (tantum) (Lat. « la cosa significata, presa in sé »), ossia la grazia significata e prodotta da un sacramento.
Res et sacramentum va oltre la grazia immediata effettuata da un sacramento, e si riferisce alle realtà che permangono come la presenza reale di Cristo nell'Eucaristia (e non semplicemente la grazia della santa comunione), e il carattere indelebile impresso col battesimo, la confermazione e l'Ordine. Cf Carattere; Comunione; Grazia; Sacramento; Simbolo; Sphraghìs.
Tentativi sistematici di suscitare una vita nuova tra credenti tiepidi o solo di nome con una predicazione entusiasta e una preghiera spontanea intese a destare una risposta religiosa di massa. A partire dal secolo XVIII, ci sono stati movimenti revivalisti che si sono succeduti negli Stati Uniti, nelle Isole britanniche e altrove. Uno stile revivalista di culto caratterizza l'Esercito della Salvezza fondato da William Booth (1829‑1912) nel 1865. Cf Battisti; Carismatico; Metodismo; Pentecostali; Pietismo.
RICA (Rito dell'iniziazione cristiana degli adulti).
Un itinerario introdotto abbastanza recentemente (1972) per preparare gli adulti che intendono farsi battezzare e entrare nella Chiesa. Una volta arruolati come catecumeni, i candidati vengono istruiti nella fede e negli obblighi dei cristiani. Questo avviene di solito durante la Quaresima. Nella Veglia Pasquale ricevono i sacramenti del battesimo, della cresima e della Comunione. Si segue così per gli adulti la prassi che gli Orientali seguono per l'iniziazione cristiana dei bambini i quali, in un'unica cerimonia, sono battezzati, cresimati e comunicati. Cf Catecumenato; Settimana Santa; Triduo pasquale.
Ristabilire l'amicizia dopo la creazione di una situazione di conflitto e di alienazione.
a) Il termine « riconciliazione », di significato « secolare » (cf 1 Cor 7,11), è applicato da san Paolo all'iniziativa amorosa di Dio che ci redime e alla necessità che abbiamo di accettare questa nuova situazione di essere riconciliati mediante Cristo (Rm 5,8‑11; 2 Cor 5,18‑20). In un senso più ampio, il termine « riconciliazione » è applicato all'effetto di redenzione sul mondo intero (Col 1,19‑20).
b) In quanto ci porta la riconciliazione con Dio e con la Chiesa, il sacramento della Penitenza è oggi chiamato spesso « sacramento della riconciliazione » (cf LG 11; PO 5). Cf Redenzione; Sacramento della penitenza; Salvezza.
È il processo legale con cui un chierico è sciolto dai suoi obblighi e ritorna allo stato laicale. Questo cambiamento di stato è relativo, in quanto gli Ordini Sacri, una volta che siano stati amministrati validamente, non possono più essere cancellati. Il processo di riduzione allo stato laicale è riservato alla Santa Sede la cui sentenza è senza appello. La riduzione allo stato laicale può essere concessa ai diaconi per motivi gravi e ai presbiteri solo quando ci siano ragioni molto serie. (CIC 290‑293). Eccetto quando si riesca a provare che l'ordinazione di un chierico è stata invalida, la semplice riduzione allo stato laicale, di per sé, non dispensa dal celibato. Un chierico ritornato allo stato laicale non può esercitare il suo ministero se non quando ci sia un pericolo di morte (cf CIC 976). Cf Annullamento; Chierico; Clero; Laico; Validità.
Qualsiasi tentativo di spiegare o rendere ragione dei dati complessi di una realtà prendendo in considerazione soltanto un aspetto. Così, un filosofo può identificare la realtà in genere coi dati percepibili che sono immediatamente a sua portata. Il rifiuto della fede in Dio è di solito una forma di riduzionismo. Nella sua Essenza del cristianesimo (originale tedesco, 1841), Ludwig Feuerbach (1804‑1872) sostenne che la fede in Dio non è « altro che » la proiezione delle aspirazioni e dei desideri umani. L'interesse a parlare della cultura del loro tempo ha portato spesso deisti, protestanti liberali e razionalisti a semplificare e a diluire la piena rivelazione cristiana. Cf Deismo; Protestantesimo liberale; Razionalismo.
Almeno a partire dal Concilio di Vienne (1311‑1312), si era sentito nella Chiesa il grido: « Riforma nel capo e nei membri ». A tutti i livelli, infatti, la vita della Chiesa era intaccata da abusi molto gravi. Questi peggiorarono con la « Cattività babilonese » del papato ad Avignone (1305‑1374), col Grande Scisma d'Occidente quando ci furono contemporaneamente due e anche tre papi (1378‑1417), col Movimento conciliarista e con gli scandali collegati coi papi del Rinascimento. Vari tentativi di riforma all'interno della Chiesa Cattolica presero forza e finirono per penetrare al tempo del Concilio di Trento (1545‑1563). La riforma protestante, chiamata spesso impropriamente « La Riforma », va vista nella stessa prospettiva. Al centro del suo movimento sta Martin Lutero (1483‑1546) e, per la seconda generazione, Giovanni Calvino (1509‑1564). Altri personaggi eminenti furono: Ulrich Zwinglio (1484‑1531), riformatore di Zurigo, e Filippo Melantone (1497‑1560), collaboratore di Lutero a Wittenberg. La riforma inglese cominciò coi problemi matrimoniali di Enrico VIII (1491‑1547) e il fallimento del cardinale Thomas Wolsey (circa 1474‑1530) di ottenergli il divorzio. Fu respinta l'autorità del papa e i monasteri furono soppressi. Tra i capi della Riforma in Inghilterra, c'è da ricordare: l'arcivescovo Thomas Cranmer (1489‑1556), il vescovo Hugh Latimer (circa 1485‑1555) e il vescovo Nicola Ridley (circa 1500‑1555). Indubbiamente il nazionalismo e gli interessi economici aiutarono la causa della Riforma, ma fu anche un movimento dettato da un profondo senso religioso bramoso di purificare la fede e di basare la vita cristiana sulle Scritture (UR 21). Il Concilio Vaticano II riconobbe che « la Chiesa peregrinante è chiamata da Cristo a questa continua riforma » (UR 6). Cf Anabattisti; Battisti; Calvinismo; Comunione anglicana; Conciliarismo; Concilio di Trento; Concilio di Vienne; Confessione di Augusta; Contro‑Riforma; Hussiti; Lingua volgare; Luteranesimo; Nominalismo; Presbiterianesimo; Protestante; Puritani; Valdesi; Zwinglianismo.
Rigenerazione (Lat. « nuova nascita »).
La rinascita spirituale operata dal battesimo (Gv 3,5; Tt 3,5; 1 Pt 1,3). San Paolo parla in maniera equivalente del battesimo come morte all'uomo vecchio del peccato e vita nuova nel Cristo risorto (Rm 6,1‑11). Cf Battesimo.
Rigorismo. Un sistema morale che nei casi dubbi insiste sulla priorità della legge rispetto alla libertà, anche quando il caso a favore della libertà avesse un alto grado di probabilità. Un simile modo di pensare soffoca la libertà per amore di certezza. Fu condannato nel 1690 (cf DS 2303). Cf Lassismo; Probabilismo; Teologia morale.
Cf Pentecostali.
Fare ammenda per le offese commesse o per i danni recati ad altri. La riparazione può riferirsi alla compensazione che va fatta quando, per esempio, i beni o il buon nome di uno sono stati ingiustamente danneggiati. Nel campo della devozione al Sacro Cuore, per riparazione si intendono le preghiere e le buone opere che sono compiute come emendazione dei peccati commessi contro l'amore di Gesù manifestato nel dono del Santissimo Sacramento e nelle sofferenze che ha sopportato per salvarci. Cf Espiazione; Riscatto; Sacro Cuore; Sacramento della penitenza; Soddisfazione; Santissimo Sacramento.
È un termine usato spesso come sinonimo di redenzione. Il riscatto si riferisce all'effetto finale del processo di redenzione: la comunione con Dio (da cui eravamo prima alienati) e quindi la partecipazione alla vita divina. Nel concetto di riscatto, si intendono anche i mezzi per rimuovere la colpa e riconciliare i peccatori con Dio: in particolare, le varie cerimonie dell'AT (per es., quelle prescritte per lo Yòm Kippùr, o giorno annuo del riscatto) e, per il NT, la morte e risurrezione di Cristo. Cf Deificazione; Giustificazione; Redenzione; Salvezza; Yòm Kippùr.
La prassi di conservare in un tabernacolo le ostie consacrate che servono per la comunione dei malati e per l'adorazione dei fedeli (CIC 934‑944). Una lampada accesa accanto al tabernacolo indica la presenza del Santissimo Sacramento. Cf Adorazione; Santissimo Sacramento.
Risurrezione (Lat. « alzarsi », « essere rialzato »).
Non è un semplice ritorno alla vita terrena come è stato il caso della figlia di Giairo (Mc 5,22‑24.35‑43), ma il passaggio di Gesù attraverso la morte alla sua vita definitiva e trasformata (Rm 1,3‑4; 1 Cor 15,42‑50) che ha inaugurato la risurrezione finale degli esseri umani e del loro mondo (1 Cor 15,20‑28). Questa verità fondamentale della fede costituì l'annuncio iniziale dei cristiani (At 2,22‑24.32‑33.36; 1 Cor 15,1‑11) che praticamente definirono Dio (il Padre) come Colui che ha risuscitato Gesù dai morti (Rm 10,9; 1 Cor 6,14; Gal 1,1; 1 Ts 1,10; cf 1 Cor 15,15). Le tradizioni successive del NT come anche l'insegnamento del Magistero della Chiesa e i simboli di fede (Gv 10,17‑18; DS 359, 539) hanno parlato di Cristo che (in quanto divino) è risorto per virtù propria. Mediante le sue apparizioni (1 Cor 15,5‑8; Mc 16,7; Mt 28,9‑10.16‑20, ecc.), i primi discepoli giunsero a sapere che Cristo era risorto dai morti. La scoperta della tomba vuota da parte di Maria di Magdala (probabilmente con una o più donne che l'accompagnavano) servì come segno secondario e negativo per confermare l'evento della risurrezione (Mc 16,1‑8; Gv 20,1‑2). Come vertice della rivelazione divina (DV 4, 17), la risurrezione di Gesù crocifisso insieme all'invio dello Spirito Santo contiene implicitamente tutte le verità fondamentali del cristianesimo. Perciò il mistero pasquale va approfondito non solo nella sua fatticità, ma anche come mistero della rivelazione, della redenzione, della fede, della speranza e dell'amore. Cf Apparizioni del Signore risorto; Ascensione; Discesa agli inferi; Escatologia; Mistero pasquale; Pasqua; Pasqua ebraica.
È la vita definitiva che sarà effettuata dalla potenza di Dio per l'essere umano tutto intero (= « corpo e anima »). Sebbene in quanto tale sia sorta tardi nell'AT, la speranza in una risurrezione generale ebbe origine dall'antica fede ebraica in Dio in quanto fedele, giusto, onnipotente e Signore della vita. Le interpretazioni sulla natura della risurrezione sono state varie: dalle immagini di una rianimazione fisica (2 Mac 7,1‑42; 12,44‑45; 14,46) alla speranza in una esistenza trasformata e gloriosa (Dn 12,1‑4) che si avvicina, anche se non è identica, alle attese di san Paolo circa un corpo « spirituale » (1 Cor 15,35‑54). La predicazione di Gesù sul Regno finale presupponeva una risurrezione generale (Mt 8,11; Mc 9,43‑48; Lc 11,31‑32). La risposta di Gesù ai Sadducei mostra che egli intendeva la risurrezione dei morti come una forma nuova di esistenza umana (Mc 12,18‑27; cf Rm 14,9; 1 Cor 15,22‑23; Col 1,18; Ap 1,15) in un mondo rinnovato e trasformato (cf LG 48‑49; 51; GS 14, 22). Cf Anima; Cielo; Comunione dei Santi; Escatologia; Eternità; Letteratura apocalittica; Parusìa.
È il modo di celebrare una cerimonia religiosa o un sacramento. Il termine può riferirsi anche al complesso di cerimonie che vengono osservate in una data Chiesa. In Occidente, certi riti, come quello Ambrosiano di Milano, differiscono dal comune rito latino soltanto in certi particolari di secondaria importanza. Tra i Cattolici d'Oriente, però, la parola « rito » significa non solo notevoli differenze nella liturgia, ma anche l'intero stile di vita per una Chiesa particolare con una specifica spiritualità e disciplina. Rito, in questo senso, è sinonimo di tradizione ecclesiale. In Oriente, sono rimasti oggi sette riti principali: quello armeno, bizantino, copto, siriano‑orientale (chiamato anche assiro‑caldeo), etiopico, maronita (siro‑maronita), e siriano‑occidentale (chiamato anche antiocheno). Questi sette riti esistono sia nella tradizione ortodossa che in quella cattolica, eccetto il rito maronita che è cattolico. Cf Conferenza episcopale.
Il complesso di cerimonie liturgiche per accomiatarsi dei cristiani deceduti dal momento della morte fino alla sepoltura o alla cremazione del corpo (cf CIC 1176‑1185). Il rispetto per il corpo, le preghiere per il defunto e la speranza nella risurrezione caratterizzano le varie cerimonie: in casa del defunto, in chiesa, al cimitero. La messa da « requiem » (Lat. « riposo »), come anche l'omelia, è dominata dal tema della risurrezione; il cimitero (Gr. « dormitorio ») è un posto sacro (CIC 1205). Nella Chiesa bizantina, il rito è molto differente, a seconda che si tratti di un bambino sotto i sette anni, di un laico, o di un presbitero; i vescovi sono sepolti con il rito per i presbiteri, mentre i diaconi sono sepolti con il rito dei laici. Cf Morte.
Libro ufficiale che contiene le preghiere e azioni prescritte per la celebrazione dei sacramenti, funerali, pronuncia pubblica dei voti, consacrazione delle chiese e altre cerimonie religione.
Rivelazione (Lat. « togliere il velo »).
La manifestazione da parte di Dio di ciò che prima era sconosciuto. L'AT riferisce la rivelazione divina comunicata primariamente con parole (Ger 23,18.22) e eventi della storia (Es 15,1‑21) e secondariamente mediante il mondo creato (Sal 19,2; Sap 13,1‑9). Come mediatori principali della rivelazione di Dio, i profeti classici parlarono anche della rivelazione futura della salvezza (Is 40,1‑11; Ger 31,31‑34). Nella sua incarnazione, vita, morte, risurrezione e con l'invio dello Spirito Santo (DV 4, 17), Cristo fu la pienezza dell'autorivelazione divina (Gv 1,14.18; Eb 1,1‑2), essendo ad un tempo il Rivelatore (= agente), la rivelazione (= il processo attivo della manifestazione) ed il contenuto della rivelazione. Per quanto concerne la dottrina della rivelazione, il Vangelo di Giovanni (con il suo linguaggio di gloria, luce, segni, verità, testimone, le affermazioni « io sono » e, soprattutto, l'incarnazione della parola), è il libro più ricco del NT. Con Cristo e con l'èra apostolica, la rivelazione fondante è compiuta e aspettiamo solo la rivelazione finale e gloriosa della parusìa (Tt 2,13; 1 Gv 3,2; DV 4). A partire dal Medioevo e specialmente a partire dall'Illuminismo, le verità della rivelazione sono sembrate in contrasto con quelle di ragione: queste sono accessibili senza che sia strettamente necessaria una comunicazione speciale di Dio. L'approccio di rivelazione « proposizionale » ha caratterizzato l'insegnamento del Concilio Vaticano I (DS 3004‑3007, 3026‑3029; FCC 1.061‑1.066, 2.015‑2.017). Il Concilio Vaticano II ha inteso la rivelazione primariamente come automanifestazione personale di Dio che chiede la nostra risposta personale di fede (DV 2, 6) e secondariamente come comunicazione di verità divine (DV 7, 9, 10, 11, 26). Il Vaticano II riconobbe la natura essenzialmente salvifica e sacramentale dell'autorivelazione di Dio mediata da eventi (azioni) e parole (DV 2, 4, 14, 17). La storia della salvezza e la storia della rivelazione sono inseparabili, pur costituendo due aspetti della stessa realtà. A partire dal Concilio Vaticano II, alcuni studiosi hanno fatto progredire la teologia della rivelazione col riflettere sull'autocomunicazione simbolica di Dio che gli esseri umani sperimentano nella fede. Sia la teologia cattolica che l'insegnamento ufficiale della Chiesa sono sempre più consapevoli che lo Spirito Santo media la rivelazione e la salvezza anche al di là del cristianesimo istituzionale. Cf Deposito della fede; Dogma; Esperienza religiosa; Grazia; Illuminismo; Logos; Mistero; Parola di Dio; Parusìa; Professione di fede; Scrittura e Tradizione; Simbolo; Storia della salvezza; Teologia giovannea; Teologia naturale.
Rosario (Lat. « giardino di rose »).
Preghiera popolare in onore di Maria Santissima. Consiste in quindici decadi, ognuna della quali commemora un mistero che riguarda Cristo o Maria; ognuna comincia col Padre nostro seguito da dieci Ave, Maria e si conclude col Gloria al Padre... I cinque misteri gaudiosi sono concentrati sulla nascita e infanzia di Cristo. I cinque misteri dolorosi cominciano con l'agonia di Cristo nel Getsemani e terminano con la sua crocifissione e morte. I cinque misteri gloriosi iniziano con la risurrezione di Cristo e si concludono con la partecipazione di Maria alla vittoria del Figlio suo. Il Rosario non fu probabilmente introdotto da san Domenico (1170‑1221), anche se ciò è affermato dalla tradizione popolare. I predicatori domenicani lo hanno comunque divulgato, e un papa domenicano, san Pio V, lo ha approvato ufficialmente nel 1569. A motivo delle sue ripetizioni, il Rosario è stato chiamato « la preghiera di Gesù » del cattolicesimo occidentale. Cf Devozioni; Preghiera di Gesù.
Rubrica (Lat. « rosso »).
Norme stampate in rosso nel testo principale (in nero) che viene letto o cantato nelle assemblee liturgiche. Le rubriche indicano come va eseguita una cerimonia. Cf Liturgia.
Ruteno (Lat. « russo »).
Un cattolico che appartiene ad una delle Chiese che in origine dipendevano dal vescovo di Kiev. Il metropolita Isidoro di Kiev accettò l'unione con Roma subito dopo il Concilio di Firenze (1438‑1445). Questo finì per riportare molti Slavi a ritornare al cattolicesimo con l'Unione di Brest‑Litovsk (1596). Le Chiese rutene firmarono questa unione e sono descritte di solito come cattolici di lingua slava e di rito bizantino in Polonia, Ungheria e Boemia. Oggi, per « Ruteni » si intendono generalmente Bielorussi, Slovacchi e Ucraini. Questi cattolici non furono mai raggruppati insieme sotto un'unica giurisdizione. Il termine è usato anche per riferirsi specificamente ai cattolici bizantini che hanno avuto origine in un'area conosciuta come Carpato‑ucraina, Transcarpazia e così via. Cf Chiese Orientali.